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Tor Marancia, anche detta Sciangai

Aggiornamento: 20 set 2022

A Roma c’è un quartiere che tutti chiamano Sciangai ma non ha nulla di cinese. Non è la zona intorno a piazza Vittorio, ma Tor Marancia. Il quartiere si trova nella zona Sud della città, davanti alla Regione Lazio, e affaccia su via Cristoforo Colombo.



Il nome è nato tanto tempo fa, quando la zona era una borgata piena di baracche costruite su una depressione del terreno: a ogni pioggia l’infossamento si allagava e le case si trasformavano in palude. Da qui il nome Sciangai, la città cinese dove la stagione delle piogge dura da giugno a settembre.


Il nome di Tor Marancia deriva probabilmente dalla deformazione medievale di Amaranthus, un liberto che prese in gestione la tenuta agricola e la villa della famiglia Numisia Procula nel II secolo d.C. I resti della villa sono ancora oggi visibili nei pressi di via Giulio Aristide Sartorio.


I Musei Vaticani conservano anche alcuni mosaici trovati nella zona durante scavi archeologici del XIX secolo. Un’altra ipotesi fa risalire il nome alla contrazione di nome del fiume Almone, detto anche "Marrana" dell'Acquataccia da cui "Marana Accia'" e poi Tor Marancia.


Anche se l’origine del nome non è sicura, certo è che c’era una torre. Quella originale è andata distrutta tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo e si trovava su via delle Sette Chiese nell'attuale proprietà degli Horti Flaviani, cioè appartenente alla famiglia imperiale dei Flavi, nei pressi delle Catacombe di Santa Domitilla.


L’attuale torre, su viale di Tor Marancia, conosciuta fino al XVIII secolo come torre di San Tommaso, fu costruita nel XIII secolo per avvistare i pirati saraceni provenienti dal mare, poi ha assunto anche un ruolo difensivo. Sulle antiche mappe erano presenti anche altre torri, oggi distrutte.


Tor Marancia nasce ufficialmente negli anni ’30 del ‘900. Nel 1932 vengono costruite le “case rapide”, oggi scomparse. Nel 1933 la ditta "F.lli Giovannetti” inizia i lavori per la «costruzione di un gruppo di ricoveri per i baraccati in località Tor Marancio». Erano alloggi provvisori, ma durarono 20 anni.


Nella borgata vennero a viverci circa tremila persone, prive di ogni minimo servizio. Erano poveri espulsi dalle zone del centro di Roma a seguito degli sventramenti fascisti o emigrati dal Sud Italia e finiti sul lastrico per la liberalizzazione degli affitti.


Le case costruite dalla ditta F.lli Giovannetti dovevano essere alloggi provvisori, ma poiché “Nulla è definitivo in Italia, tranne il provvisorio”, le case durarono 20 anni, fino al 1947 quando iniziò la costruzione definitiva che durò fino al 1960.


Scrive ancora Giuliano Marotta “Il malcontento della popolazione portò ad episodi di protesta, occupazioni di istituti e fabbricati, scontri con la polizia., la lotta per una casa e una vita dignitosa passò soprattutto attraverso l’Unione Donne Italiane; bisognerà attendere il 1947, a seguito della legge De Gasperi sul risanamento delle borgate.


Grazie all’intercessione dei due senatori del Pci Edoardo D’Onofrio ed Emilio Sereni iniziarono i lavori che cambiarono il volto di Tor Marancia, mutandola in un quartiere con case popolari, strade nuove e servizi”.


Oggi il quartiere è uno dei più visitati di Roma grazie ai 22 murales dipinti su altrettante palazzine del complesso viale Tor Marancia 63. Le opere nascono dalla mano di artisti di fama internazionale che a partire dal 2015, all’interno del progetto Big City Life – promosso dall’associazione culturale 999Contemporary – hanno trasformato la zona in un museo a cielo aperto.


Per gli amanti del calcio e della Roma, Tor Marancia ha un altro fascino: è in questo quartiere è nato nel 1955 il centrocampista Agostino Di Bartolomei. Capitano della Roma per molte stagioni, giocò con la maglia giallo-rossa 308 gare, segnando 66 gol.

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