Seconde case: nel 2025 aumentano le tasse
- Maria Chiara Sabato
- 23 gen
- Tempo di lettura: 2 min
Nel 2025 i proprietari di seconde case pagheranno più tasse: gli aumenti riguardano, la cedolare secca sugli affitti brevi e le tasse per la vendita di immobili su cui è stato applicato il superbonus per migliorare la casa. A queste voci si aggiungono l’Imu, l’Irpef, la Tari.

Uno degli aumenti più consistenti riguarda gli affitti brevi: per tutto il 2024 chi aveva più immobili affittati per breve periodo poteva sceglierne uno su cui pagare il 21% di cedolare secca e gli altri erano invece tassati al 26%. Con il 2025 tutti gli immobili utilizzati per gli affitti brevi hanno una tassazione al 26%.
Restano invariate le tasse per il canone concordato con il 10% di cedolare secca e per i contratti di affitto di lungo periodo con una tassazione al 21%.
I proprietari di casa dovranno inoltre pagare le tasse sulle plusvalenze, cioè l’aumento di valore, se decidono di vendere gli immobili ristrutturati beneficiando del superbonus al 110%. La tassa corrisponde al 26% sul maggior valore che l’immobile ha acquisito grazie alla ristrutturazione se lo si vende prima che siano trascorsi 10 anni dal termine dei lavori.
Sono esclusi da questo calcolo gli immobili acquisiti per successione e quelli che siano stati adibiti ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari per la maggior parte dei dieci anni antecedenti alla cessione.
Per quanto riguarda Imu e Tari, sono tasse dovute per le seconde case ma il loro importo cambia a seconda dei comuni in cui si trovano. L’aliquota di base dell’Imu è pari all’8,6 per mille, ma i Comuni possono aumentarla fino al 10,6 per mille o ridurla.
Non si paga l’Imu sulla prima casa utilizzata come abitazione principale.
Per quanto riguarda la Tari, se la casa è affittata, la tassa è a carico degli inquilini, altrimenti è a carico del proprietario.
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