Bce: crescono ancora i tassi di interesse. Lo ha deciso il 2 febbraio il consiglio della Banca europea nella sua prima riunione del 2023.
Foto di Pavel Danilyuk/Pexels
L’aumento è di mezzo punto percentuale, lo o,50% in più rispetto alle decisioni di settembre. Ulteriori rialzi sono previsti nella riunione del 16 marzo prossimo. Con la mossa di febbraio il tasso sui rifinanziamenti principali arriva al 3%, quello sui depositi al 2,50%, e quello sui prestiti marginali al 3,25%.
L’aumento dei tassi porterà a un innalzamento anche delle rate dei mutui, soprattutto quelli a tasso variabile.
Se a giugno una famiglia pagava 389 euro di rata, oggi, dopo i numerosi rialzi della Bce, potrebbe pagare 590 euro: 200 euro in più.
Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, «un rialzo dei tassi di 50 punti percentuali corrisponde, nel caso di un pieno trasferimento sull’Euribor, ad un aumento della rata, per chi ha sottoscritto ora un mutuo a tasso variabile, pari a 36 euro al mese. Una mazzata annua pari a 432 euro».
Per chi ha un mutuo entro i 200.000 euro e un reddito inferiore ai 35 mila euro il Governo ha previsto la possibilità di passare da un mutuo a tasso variabile a uno fisso senza che la banca si opponga. Altrimenti si può fare una surroga o una rinegoziazione del mutuo.
Non sorprende quindi che sempre meno persone chiedano un mutuo o si trovino con la richiesta rifiutata da parte delle banche.
In un articolo di Fab. Gor. per “La Stampa”, il giornalista scrive che già nell’ultimo trimestre del 2022 si è avuta una contrazione del 21% dei mutui abitativi e «la domanda di credito al consumo e altri prestiti alle famiglie è diminuita fortemente in termini netti, sebbene in misura minore rispetto ai mutui per l'edilizia».
Sul lungo periodo l’innalzamento dei mutui può portare alla riduzione di investimenti per famiglie e imprese, a pagamenti fatti solo in contanti, a una contrazione del mercato immobiliare e a una generale recessione.
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