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Maria Chiara Sabato

Il mondo fatato del Quartiere Coppedè a Roma

Un mondo magico dentro il caos di Roma. Così potrebbe definirsi iI quartiere Coppedè, una piccola zona della città progettata dall’architetto fiorentino Gino Coppedè.


Foto di Stefania Mezzetti/GuideMarcoPolo.it


La sua storia inizia nel 1915, quando la Società Anonima Edilizia Moderna decide di creare una zona residenziale nelle vicinanze di piazza Buenos Aires, tra i Parioli e i quartieri Salario e Trieste, di recente costruzione. Il progetto fu affidato a Coppedè, già famoso in Italia per aver lavorato a Genova, a Firenze, a Messina.


Nel 1917 la commissione edilizia fece una richiesta a Coppedè di dare al quartiere un'impronta romana. Così Coppedè inserì nel progetto anche le cornici e le modanature tipiche di Roma imperiale e un grande arco che ricorda gli archi di trionfo. Nel 1921 alcuni edifici erano già conclusi. I lavori proseguiranno fino al 1927, anno in morì l’architetto.


Chiamato “quartiere” dallo stesso architetto, si trova all’interno del quartiere Trieste, all’incrocio tra via Tagliamento, via Arno, via Ombrone, via Serchio e via Clitunno. Il quartiere è composto da diciassette palazzi e ventisette villini con giardino disposti intorno a piazza Mincio e alla Fontana delle Rane, sempre dello stesso architetto.


Coppedè era un conoscitore del liberty, ma apprezzava molto anche l’architettura medievale, il barocco romano, le costruzioni della Roma imperiale. Tutti questi suggerimenti si fondono in uno stile unico fatto di capitelli, archi, torrette, graffiti, dipinti, loggiati, colonne, putti, decorazioni geometriche e floreali, rimandi alla cultura ellenica, mosaici pompeiani, trifore e archi gotici.


Proprio su una facciata del quartiere romano si trova la poetica di Coppedè: “Artis praecepta recentis maiorum exempla ostendo”, cioè “Mostro i precetti dell’arte moderna con esempi degli antenati”. Per il suo stile eclettico, Coppedè resta un unicum nel panorama architettonico italiano dell’epoca.


Uno degli esempi del suo lavoro è proprio il Quartiere Coppedè che risente però, anche delle influenze di Cabiria, un successo cinematografico del 1914: l'arco che sormonta l'ingresso del palazzo di piazza Mincio 2 è una fedele riproduzione di una scenografia del film.


L’insieme di elementi architettonici e decorativi diversi, l’uso di materiali pregiati come il marmo, la presenza del travertino creano nel Quartiere Coppedè un’aria fatata. L’impressione di entrare in un mondo diverso è accentuata dall’arco di ingresso in via Dora che unisce i due Palazzi degli ambasciatori. Alle spalle c’è il traffico e il rumore di viale Regina Margherita, davanti uno spazio molto più silenzioso, quasi magico e ricco di simboli nascosti.


Ogni decorazione ha infatti un suo significato: le api e il ragno rimandano all’operosità, le rane, le lucertole, il gallo e il dato sono il simbolo della rinascita e rigenerazione, Minerva è l’intelligenza, i mascheroni e i doccioni vogliono allontanare il male.


Oltre all’esterno, Coppedè progettò anche gli interni degli edifici: poiché le case erano destinate alla borghesia romana, l’architetto inserì nelle case tutti i confort dell’epoca. Abbiamo così soffitt a cassettoni, mosaici, caldaie in rame, zona giorno e zona notte chiaramente divise.


Per il suo fascino, il quartiere ha ospitato spesso troupe cinematografiche e televisive. Per citare alcuni film a Coppedè sono stati girati “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo” di Dario Argento, “La ragazza che sapeva troppo” di Mario Bava, “Omen – Il presagio” di Richard Donner, “Roma Violenta” di Franco Martinelli e “Il cielo in una stanza” di Carlo Vanzina.


Da quando è stato costruito, l’isolato ha mantenuto il suo carattere residenziale per utenti facoltosi. Secondo una valutazione di immobiliare.it, relativa a gennaio 2023, gli appartamenti oscillano tra i 4.600 e i 6.400 euro al metro quadro e il prezzo medio di vendita è di 5.500 euro al metro quadro.

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