Super bonus da abolire? Se lo chiede la Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato di Mestre che ha presentato il 18 febbraio uno studio sui risultati del Superbonus al 110% , la misura attiva dal 1° luglio 2020 per migliorare l’efficienza energetica degli edifici.
Foto di 12019/Pixabay
Secondo lo studio della Cgia, il Superbonus è molto dispendioso e utilizzato da pochissimi italiani. La misura è infatti costata 20 miliardi di soldi pubblici ma ne hanno beneficiato solo il 0,9% degli edifici residenziali presenti nel Paese. “In altre parole – scrive la Cgia - consentendo ai proprietari che riqualificano i propri immobili una detrazione fiscale del 110%, spendiamo 20 miliardi per migliorare l’efficienza energetica di una infinitesima quota di edifici”. A conti fatti, la misura è costata quanto il Reddito di cittadinanza, ma con una platea minore.
Secondo la Cgia, “i vantaggi hanno interessato pochissime persone, in particolar modo facoltose, con un livello di istruzione medio-alto e con proprietà immobiliari ubicate nei centri storici delle grandi città, in particolar modo del Centronord”.
La misura, inoltre, avrebbe creato anche delle distorsioni del mercato: a causa del superbonus i prezzi di molti materiali sarebbero schizzati alle stelle, complice anche la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina. Altri materiali, molto richiesti per le ristrutturazioni, sarebbero diventati addirittura introvabili.
Tra i vantaggi del Superbonus c’è sicuramente quello di aver rilanciato il settore edile: secondo i dati delle Camere di Commercio, infatti, nel 2021 il numero complessivo è cresciuto di 10.699 unità (+1,4 % rispetto al 2020).
L’aumento delle imprese si è avuto soprattutto nel Mezzogiorno: in 12 mesi le aziende sono aumentate di oltre 7 mila unità, di cui quasi 3 mila hanno la sede in Campania e poco meno di 1.800 in Sicilia.
Tuttavia, se si guarda il numero di asseverazioni depositate – cioè i documenti necessari per accedere al Superbonus - le regioni che hanno beneficiato maggiormente della misura voluta dal Governo Conte sono il Veneto, il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Piemonte. In queste regioni il numero delle asseverazioni oscilla tra le 16.268 della Lombardia e le 8.024 della Toscana.
Le regioni meno coinvolte, invece, sono la Calabria e il Molise (entrambe con un’incidenza dello 0,6% sul totale delle asseverazioni), la Sicilia e la Liguria (entrambe con lo 0,5%) . A livello nazionale, infine, l’importo medio delle detrazioni a fine lavori previsto è pari a 187.437 euro per edificio residenziale. Il picco massimo si trova in Basilicata con 299.026 euro.
Se si riducesse la misura al 60-70%, spiega la Cgia, e si chiedesse ai proprietari una maggiore partecipazione economica ai lavori, si potrebbero ridurre i costi pubblici senza bloccare le ristrutturazioni per l’efficientamento energetico.
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