Una delle mete preferite dai turisti in viaggio a Roma è Fontana di Trevi: il monumento, chiuso da vicoli e palazzi, si presenta in modo inaspettato ai visitatori.
Per godersi però la vista l’orario migliore è in tarda notte fino alle prime luci dell’alba quando il flusso dei visitatori è ridotto. La fontana, come la conosciamo oggi, è un’opera di Gian Lorenzo Bernini: lo scultore ebbe l’ordinazione nel 1640 ma il monumento fu completato solo nel 1762 da Pietro Bracci.
Mentre si osserva la fontana, è facile vedere gruppi di turisti con le spalle all’acqua che lanciano una moneta. È un rito di buon augurio per ritornare a Roma o semplicemente per esprimere un desiderio. Qualcun altro invece ripete la scena di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni ne “La dolce vita”, qualcuno ripercorre la storia del monumento e del suo acquedotto attivo dal 19 avanti Cristo.
Il Rione Trevi che ospita l’omonima fontana, è abitato fin dall’antichità. In epoca romana la zona era divisa in due parti principali: quella bassa, pianeggiante e vicino al fiume, e quella alta, collinare. La prima era centro di attività cittadine, mentre la seconda rimase una ricca zona residenziale.
Dopo la caduta dell'impero la zona collinare si andò spopolando mentre la popolazione tendeva a concentrarsi nella zona a valle.
Diversi scavi archeologici testimoniano la lunga vita del quartiere, abitato fin dall’epoca romana.
Sotto la fontana e nelle strade vicine, alla fine degli anni novanta del ‘900 lavori di portarono alla scoperta di una vasta e complessa area archeologica, oggi visitabile, chiamata "La città dell'acqua". All’interno si trovano le tracce di un condominio popolare di età neroniana che dava sul Vicus Caprarius – difronte alla Fontana di Trevi –, poi convertita in parte in una dimora signorile di epoca imperiale, a metà del IV secolo, e in parte in una grande cisterna di raccolta dell’acqua. Nello stesso comprensorio sono stati portati alla luce anche resti di edifici del XII e XIII secolo.
Un altro complesso storico, sempre vicino alla Fontana è il complesso di via in Arcione, chiamato anche "complesso dei Maroniti". Gli scavi hanno portato alla scoperta di una vasta area archeologica estesa per circa 1.540 Mq, che comprende un condominio popolare, taverne, una dimora signorile e un edificio dalla struttura complessa. Fra gli edifici si sono conservate due strade in basalto.
Lo stesso rione fu abitato anche da Michelangelo Buonarroti. Il grande artista, infatti, morì, vecchissimo e povero, in una casa situata in Via Macel de Corvi, nei pressi di Piazza Venezia. Una targa, collocata su un lato del Palazzo delle Assicurazioni Generali, ricorda la sua casa, oggi scomparsa per far posto alla costruzione del Vittoriano.
Oggi il quartiere si presenta come un posto ricco di bar, negozi di artigianato e prodotti “Made in Italy”. Sugli scaffali si possono trovare confezioni di pasta tricolore, prodotti sottolio, felpe della città, macchinette da caffè Bialetti, oggetti di design, vetri di Murano, borse in cuoio e sciarpe in seta.
Il quartiere è inoltre ricco di gelaterie, ristoranti, aperti fino a tarda notte. Solo verso l’alba il rione si addormenta: tra le 3 e le 8 del mattino la fontana di Trevi è abbastanza libera ed è possibile apprezzare i dettagli del monumento senza ressa.
Il quartiere è in posizione centrale, raggiungibile con la metro A, fermata Barberini,ed è a pochi passi da piazza di Spagna, dal Quirinale, da via del Corso e da piazza Venezia. Per chi vuole comprare casa in zona i prezzi si aggirano intorno agli 8.000 euro al mero quadro.
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